ITRI

Aprile 19, 2018

Simbolo della città di Itri è il suo castello che sorge sulla cima del colle sant'Angelo, propaggine meridionale dei monti Aurunci, lungo il percorso dell'antica Via Appia Regina Viarum. Clicca sull' immagine per continuare a leggere..

Il primo impianto venne realizzato attorno al secolo IX per volere di Docibile I, duca di Gaeta ed era composto da una sola torre poligonale e da una cinta muraria dotata di torrioni. Nella metà del X secolo la struttura originaria, importante avamposto verso l'entroterra del Ducato di Gaeta, venne ampliata per volere di Marino I° (nipote di Docibile I°) con la realizzazione di una seconda torre quadrata che superava per altezza ed ampiezza quella poligonale già esistente. Verso la metà del XIII secolo il feudo di Itri passò nelle mani dei Caetani. Il castello venne ampliato con la costruzione di una zona abitativa a due piani creata collegando la torre poligonale a quella quadrata, di una terza torre, di un cammino di ronda e di una piazza d'armi. Il terzo ed ultimo torrione, di forma cilindrica e collegato dal camminamento di ronda al corpo residenziale ed è noto come "torre del coccodrillo", in quanto secondo una leggenda non confermata da documenti, il fondo di questa torre fosse pieno d'acqua e contenesse un feroce alligatore, al quale venivano buttati in pasto i prigionieri che subivano una condanna a morte. La zona della contea, come molte altre lungo le coste laziali, fu teatro delle incursioni dei pirati arabi; proprio per sfuggire ad un probabile rapimento da parte del pirata maghrebino Kedir El Din (Il Barbarossa) nella rocca di Itri trovò rifugio Giulia Gonzaga. Contessa feudataria di Fondi e vedova di Vespasiano, Giulia Gonzaga oltre che ad essere una donna affascinante era una delle più illustri donne rinascimentali, celebre per gli artisti ed i letterati che facevano parte della sua corte.

Nei secoli XVII e XVIII i territori della contea di Fondi divennero parte del Regno dei Borbone e per la sua posizione, Itri venne a trovarsi nella zona di confine con lo Stato Pontificio, tristemente famosa con l'appellativo di "terra di nessuno" afflitta dal fenomeno del Brigantaggio. La rocca di Itri in quei secoli andava perdendo la sua importanza difensiva e venne progressivamente abbandonata; il brigante Marco Sciarra che da tempo era a capo di un gran numero di briganti sparsi lungo tutto il confine, ne approfittò prendendone il possesso. Il castello divenne così il suo quartier generale dal quale poteva dominare buona parte della via Appia percorsa frequentemente dai malcapitati viaggiatori che venivano taglieggiati da Sciarra e dai suoi briganti. Secondo una leggenda anche la figura di Michele Pezza, celebre brigante nato ad Itri nel 1771 e conosciuto come Fra' Diavolo, ebbe a che fare con la rocca di Itri; si dice che contro le truppe francesi del generale Jean Etienne Championnet , adoperò alcuni cunicoli sotterranei del castello per fuggire fuori città e beffarsi svariate volte sia del generale che dell' esercito francese.

In tempi più recenti, durante l'ultima Guerra Mondiale, la rocca di Itri veniva a trovarsi nuovamente al centro una zona strategica dove si tenevano aspri combattimenti: la Linea Gustav. Danneggiato assieme alla città dai pesanti bombardamenti americani, il castello riportò ingenti danni ai tetti del corpo residenziale, venne sventrata una parte della torre poligonale e andò persa buona parte della cinta merlata che ricopriva le varie strutture.

Dopo anni di abbandono la struttura venne acquistata nel 1979 dalla Provincia Di Latina per essere successivamente donata al comune di Itri e restaurato. L'inaugurazione della prima parte restaurata è avvenuta nel 2003, tuttavia solo nel 2007 è stata aperta l'intera struttura. Il Castello di Itri è oggi visitabile a pagamento e ospita mostre, mercatini d'artigianato locale, convegni e svariate cerimonie.

Si entra nel castello passando per la piazza d'armi, contornata da un muro di cinta e piccole torri. Salita una scala si arriva in una reception dove si paga il biglietto (5 Euro) e una gentile guida comincia ad illustrare la storia del castello. La visita comincia dalle sale alla sinistra (corrispondenti al primo piano della zona residenziale) tre ampi ed austeri saloni; dalla seconda si può scendere al piano inferiore, costituito da altrettanti ambienti molto probabilmente destinati in passato ad uso domestico, come si suppone dai resti di un forno e di una vasca utilizzata per conservare il cibo; inoltre si può anche osservare l'antica cisterna dove erano raccolte le acque piovane. Nel secondo piano si vedono i resti di un camino e quelli di un affresco che raffigura Sant'Antonio abate e una Madonna con il Bambino nel punto dove si trovava la cappella privata dei Caetani. Salendo l'ultima scala è possibile uscire ed accedere all'ampio terrazzo panoramico, dal quale si domina il percorso della via Appia nei pressi della città e lo sguardo spazia dai monti Aurunci verso Nord fino a vedere Gaeta e il mare verso Sud. Dopo aver ammirato l'affascinante panorama si percorre il caratteristico camminamento di ronda che collega il corpo residenziale per andare verso il leggendario torrione circolare; tramite un'ampia scala a chiocciola è possibile scendere fino in basso, sulle tracce dell'alligatore che anticamente abitava nel torrione del coccodrillo e su quelle dei fantasmi che si dice camminino lungo il camminamento nelle notti di tempesta.

Santuario della Madonna della Civita – Itri (LT)

Il Santuario Madonna della Civita, uno dei più antichi cenobi d’Italia, è posto sulla cima del Monte Fusco (o Monte Civita) a 673 metri di altitudine nella catena dei Monti Aurunci. L’antichissimo culto legato alla Santa Vergine risale, con molta probabilità, al ritrovamento, su un leccio, di una raffigurazione da parte di un giovane pastore nell’VIII secolo.

Il complesso del santuario è situato in una straordinaria posizione panoramica. Mentre sullo sfondo e lateralmente spiccano i Monti Aurunci, Ausoni e i lontani Lepini, di fronte lo sguardo può spaziare dal Circeo fino all’Isola d’Ischia.